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Lezione di umiltà
a cura di Mons. Antonio Riboldi
C'è una cosa che davvero dà fastidio a chi conserva ancora la coscienza dei propri limiti, ed è quella di chi cerca sempre e dovunque di essere il primo, ammirato, anche se tutto è la sola cornice di una realtà veramente povera, in cui di grande vi è solo la superbia... e questa davvero non è grandezza, ma solo soprastima di se stessi.
Non ci si accorge che questa esibizione di se stessi, almeno per chi ha conservato la verità in se stesso, è uno squallido spettacolo. Non ci si accorge neppure più di essere ridicoli agli occhi della gente, tanta è la cecità che genera l'esibizionismo. Chi di noi non ha incontrato persone che sfoggiano se stessi dicendo: Sai chi sono io??
Alle volte, anzi, alcuni, che possono 'permetterselo', scelgono luoghi esclusivi, condivisi con gente simile a loro, creando come uno steccato, che li divide da tutta la gente che non riesce neppure a mantenersi. Quante persone, oggi, per tante ragioni, lottano ogni giorno per sopravvivere e quanto pochi... sperperano anche il superfluo!
Cosa ne penserà Dio, il Padre, Colui che desidera che ciascuno possa esprimere le proprie capacità e realizzarsi, davanti a questo quadro di pochi ricchi e tanti poveri?
Basta leggere la parabola del ricco epulone e il povero Lazzaro. Questa è la Parola di Dio, oggi:
" Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: "Sulla cattedra di Mosé si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere perché dicono e non fanno. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: amano posti di onore nei conviti, i primi seggi nelle loro sinagoghe, i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare rabbì. Ma voi non fatevi chiamare 'rabbì', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non fatevi chiamare maestri, perché uno solo è il vostro Maestro, Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo: chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà, sarà innalzato" (Mt. 23,1-25
"L'umiltà, diceva Paolo VI, è una esigenza, potremmo dire, costituzionale della moralità del cristiano. Un cristiano superbo è una contraddizione nei suoi stessi termini. Se vogliamo rinnovare la vita cristiana, non possiamo tacere la lezione e la pratica dell'umiltà" (Febbraio 1973)
Se osserviamo bene, il superbo suscita un senso di fastidio per quella voluta recita di ciò che è effimero, l'umile, che sembra voler scomparire per la sua umiltà, senza che lui se ne accorga, infonde tanta, ma tanta luce, che è la luce della grandezza interiore.
Non resta che scegliere questa parte.