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Gesù, nuovo Mosè
A cura di Vienna International Religious Centre
Una lunga quaresima di quaranta giorni di digiuno nel deserto, dove il corpo e l'anima del nuovo Adamo si fanno più liberi, e la sua coscienza diventa più limpida e trasparente. Solidale con tutti coloro che sono costretti a soffrire la fame e l'oppressione, Gesù, nuovo Mosè, rivive i quarant'anni di lotta di Israele nelle solitudini dell'esodo. "Nel deserto, io valgo quanto valgono le mie divinità" (A.de Saint-Exupéry). Raccontando col linguaggio vivo delle immagini questa prova, i vangeli suggeriscono che Gesù, vero Dio e vero uomo, fu tentato da satana per tutta la sua vita.
Molto più tardi, egli stesso descriverà ai discepoli i tentativi compiuti dal suo avversario per offuscare in lui la coscienza della propria missione. Avrebbe accettato di essere povero, ignorato, debole? Sarebbe stato capace di non barare con la realtà dell'incarnazione, rinunciando a servirsi come un superuomo del miracolo, dell'autorità, della potenza di attrazione? Sarebbe stato il figlioservo, secondo il cuore di Dio, o un Prometeo che conta soltanto sulle proprie forze per rubare il fuoco del cielo? Ogni volta che Gesù, nel suo cuore di carne, ha conosciuto la tentazione di un messianismo temporale, l'ha respinta per appoggiarsi unicamente alla parola di Dio. Ha fuggito le folle che chiedevano prodigi e volevano farlo re. Ha allontanato decisamente Pietro che cercava di distoglierlo dalla strada della passione. Ha voluto bere il calice amaro della propria morte, rinunciando a salvare se stesso quando è stato inchiodato alla croce.
Che sintesi significativa di quelle che devono essere le nostre scelte, di fronte all'attrattiva dei consumi, alla seduzione del guadagno, alla forza dell'ambizione, che spesso sono gli unici impulsi animatori della nostra civiltà. Come imporre una gerarchia di valori ai nostri desideri, se non contemplando, all'inizio di questa quaresima, Gesù che si volge verso la sorgente da cui scaturisce la sua azione: la parola di Dio?