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XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - A
CRISTO, RE DELL'UNIVERSO
“Il Figlio dell'uomo... si siederà sul trono della sua gloria” (Mt 25,31)
Parole d'accoglienza e presentazione del tema
Fratelli, la lunga serie delle domeniche del tempo ordinario si conclude con la grandiosa visione della Regalità di Cristo. Egli è veramente Re, benché il suo Regno, come ha detto egli stesso a Pilato, non assomigli per nulla ai regni di questo mondo. In questa solennità di Cristo Re, la liturgia ci fa intravedere il suo definitivo trionfo e in lui anche quello di tutta la creazione: a lui la gloria e la potenza nei secoli!
Dobbiamo domandarci che cos 'è in realtà questo Regno di Cristo, e che cosa dobbiamo fare, dopo esserne divenuti sudditi con il battesimo, per esserne anche gli artefici e i costruttori in questo mondo.
Preparazione penitenziale
1. Riflessione
- Dobbiamo anzitutto capire che dare a Cristo il titolo di Re, senza poi riconoscerne le prerogative nella Chiesa e in tutta la società, sarebbe solo una parodia.
- Regna Cristo sulla nostra intelligenza per mezzo della fede nella sua Parola, sulla nostra volontà con l'impegno di fare solo ciò che a lui piace, sul nostro cuore con l'osservanza del suo comandamento di amore?
- Ci adoperiamo in tutti i modi affinché il suo regno di giustizia e di pace si stabilisca nella nostra società, nelle istituzioni, nei costumi, in tutto il nostro comportamento?
2. Invocazioni
- Signore, che hai dato al tuo Figlio ogni potere in cielo e sulla terra, abbi pietà di noi.
- Cristo, vincitore del male e della morte con la tua passione e la tua risurrezione, abbi pietà di noi.
- Signore, che ci fai entrare nel Regno dei cieli per mezzo della fede e della carità, abbi pietà di noi.
Prima lettura (Ez 34,11-12.15-17): Dio, pastore d'Israele
I re d'Israele con una errata politica di grandezza avevano portato alla rovina il popolo eletto. Il profeta Ezechiele annuncia che d'ora in poi Dio stesso, il migliore dei pastori, si metterà alla guida del suo gregge: radunerà le pecore disperse e le ricondurrà all'ovile.
a. Gli Israeliti, condotti in schiavitù, erano stati dispersi in tutto l'impero babilonese: separati gli uni dagli altri, frammisti alla gente pagana, si sentivano soli e abbandonati.
b. Il profeta annuncia che Dio stesso si metterà alla loro ricerca, si prenderà cura di loro come il pastore delle sue pecore.
c. Anche Cristo si è paragonato a un pastore. Certamente egli è re e giudice, ma descrive i suoi compiti di sovrano identificandosi con un pastore che vive solo per le sue pecore, le raduna sotto la sua guida e le ama tanto da dare la sua vita per esse.
Salmo responsoriale (Sal 22): Il buon pastore ha cura delle pecore
Il Signore è re, ma ha i tratti e lo stile del pastore. Egli vive solo per noi, pecore del suo gregge. Ci guida alle acque vive del battesimo, ai pascoli della sua Parola e dell'Eucaristia; vuole solo la nostra felicità e per conquistarcela ha dato la sua vita.
Rit.: Tu mi conduci, Signore, nel regno della vita.
Seconda lettura (1 Cor 15,20-2628): La regalità universale di Cristo
Cristo, nuovo Adamo, ha avuto la missione di liberare l'uomo dalla schiavitù che, per colpa del primo Adamo, lo opprimeva. Vincitore del peccato e della morte, Cristo è diventato capo della nuova umanità per guidarla al Regno dei cieli.
a. Il brano della Lettera considera due tappe: la prima è la liberazione dell'umanità per effetto della vittoria di Cristo sulle potenze del male: in questo modo egli è diventato re.
b. La seconda tappa sarà la consegna del suo regno al Padre, alla fine dei tempi: ci sarà allora un Regno eterno, nel quale Dio sarà tutto a tutti.
c. E necessaria una considerazione: Il regno di Cristo non è orientato al dominio politico; è essenzialmente di ordine spirituale. Quindi voler immischiare il Vangelo con i contrasti politici sarebbe
- come scrive un teologo - una vera truffa.
Vangelo (Mt 25,31-46): Il giudizio finale
Il brano evangelico descrive, con immagini ed espressioni apocalittiche, come Cristo, Re e Pastore, farà la scelta e la separazione delle pecore dai capri, cioè dei buoni dai cattivi. Il criterio di giudizio sarà la legge dell'amore.
a. La figura del re, assiso sul suo trono di gloria, rievoca la sovrana autorità di Cristo, re e giudice dell'universo. Padrone dell'intera umanità, spetta a lui decidere della sorte di ciascuno.
b. Egli sarà molto esigente, in quanto si identifica con i più disprezzati, e considera come fatti o rifiutati a lui personalmente i servizi fatti o rifiutati ai più poveri e ai più sventurati.
c. La pagina evangelica ci dice chiaramente quale dev'essere la nostra regola di vita: amare tutti i fratelli, specialmente i più bisognosi, prestare loro assistenza come si trattasse di Cristo stesso.
Suggerimenti per l'omelia
Parlare in questi tempi di Cristo Re e del suo regno può sembrare un anacronismo. Ma non lo è, a patto che vengano bene comprese le espressioni delle Scritture.
In che modo Cristo è re?
- Egli ha rivendicato il titolo di re e proclamato la sua regalità. «Sì, io sono re», afferma di fronte a Pilato. E quante volte parla del suo Regno e delle nozze regali, celebrate con grande solennità.
- Ma è un re particolare. Non è un re come gli altri. Le sue insegne sono paradossali: ha una canna per scettro, una corona di spine come diadema, una croce per trono. Le sue armi: la povertà, la dolcezza, la pazienza, il dono di sé fino alla morte.
- Il regno ch'egli fonda non avrà né ricchezze nè territorio: sarà un regno di verità e di vita. Con il suo sacrificio egli vince le potenze del male, dell'odio, del peccato, della morte e dell'inferno. La sua vittoria è la vittoria dell'amore.
A quali condizioni potremo essere i sudditi e gli artefici di questo regno? Non sarà sufficiente aver ricevuto il battesimo, aver [atto la professione di fede, aver assistito ai riti religiosi. Sarà invece essenziale essersi impegnati a vivere secondo lo spirito di Cristo, proclamato nel discorso delle beatitudini:
- spirito di luce: «Siate figli della luce!»
- spirito di dolcezza: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore».
- spirito di servizio: «Non sono venuto per essere servito, ma per servire».
Preghiera universale
Fratelli, oggi festeggiamo solennemente la Regalità di Cristo. Dobbiamo comprendere bene il senso di questa festa; e per essere membri vivi e operosi del Regno di Cristo dobbiamo lasciarci riempire ogni giorno più dallo spirito delle beatitudini evangeliche.
Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.
1. Per la Chiesa, regno di Dio sulla terra. Perché, rifiutando ogni trionfalismo, non abbia altra aspirazione che di essere, sull'esempio di Cristo, la serva dell'umanità peccatrice e sofferente: preghiamo.
2. Molti capi politici hanno come fondamento del loro potere solo la dittatura e la violenza. Perché siano solleciti della giustizia e rispettino i diritti della persona umana: preghiamo.
3. Per quelli che hanno una qualsiasi autorità, capi di Stato, padroni, educatori, o pastori della chiesa; perché la usino per servire e non per dominare o spadroneggiare: preghiamo.
4. Cristo ci domanda di riconoscere la sua presenza nella persona degli infelici; perché nel trattare con loro e nel soccorrerli abbiamo gli stessi riguardi e la stessa delicatezza che avremmo con Cristo:
preghiamo.
5. Per la nostra comunità parrocchiale, umile porzione del Regno di Cristo: perché si impegni a far regnare tra i suoi membri lo spirito evangelico, fatto di dolcezza> di benevolenza e di carità: preghiamo.
Signore Gesù, tu hai voluto regnare sugli uomini con l'umiltà, con la pazienza, con l'amore. La tua insegna è la croce. La festa della tua regalità stimoli la nostra fede e la nostra speranza; ravvivi in noi il desiderio di essere ricolmi del tuo spirito di umiltà e di dedizione. Tu che regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.
Al Padre nostro
Recitando il Padre nostro in unione con Cristo, rinnoviamo il nostro proposito di adoperarci attivamente alla diffusione del Regno di Dio tra gli uomini.