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XXVIII DOMENICA ORDINARIA C
IL DOVERE DELLA RICONOSCENZA
“Gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse... se non questo straniero?” (Lc 17,17)
Parole d'accoglienza e presentazione dei tema
Fratelli, è curioso constatare che spesso facciamo fatica a dire grazie. Talvolta è dimenticanza, ma il più delle volte è orgoglio più o meno cosciente: dire grazie vuol dire ammettere la propria dipendenza.
E invece la riconoscenza è un sentimento eminentemente cristiano. Non riceviamo noi tutto da Dio? È da lui che viene ogni dono perfetto, nell'ordine della natura e in quello della grazia e della fede.
Come i genitori, desiderosi di dare ai loro figli un'educazione civile, li abituano a dire grazie, così anche la Chiesa, nostra madre, ci insegna a fare della nostra vita un canto di ringraziamento e di lode a Dio. La messa stessa, anzi soprattutto la messa, è appunto «eucaristia», cioè rendimento di grazie.
Preparazione penitenziale
1. Riflessione
- Il nostro cuore è aperto alla riconoscenza? Le nostre messe sono «eucaristiche», sono cioè canti di ringraziamento a Dio per la sua bontà e per la sua misericordia?
- Sappiamo approfittare delle varie circostanze della nostra vita per manifestare la nostra fede in Dio, la nostra riconoscenza nei suoi riguardi, per i suoi innumerevoli benefici?
- Siamo tutti toccati dalla lebbra del peccato. Cristo ci guarisce per mezzo dei sacramenti: ricorriamo regolarmente a questi divini rimedi?
2. Invocazioni
- Signore, che perdoni i peccatori e guarisci le loro ferite, abbi pietà di noi.
- Cristo, mandato dal Padre per portarci la sua misericordia e il suo perdono, abbi pietà di noi.
- Signore, che disponi i nostri cuori al pentimento e alla riconoscenza, abbi pietà di noi.
Prima lettura (2 Re 3,14-17): Guarigione di Naaman, il Siro
Capo dell'esercito del re di Siria, Naaman aveva contratto la lebbra. E venuto a cercare la guarigione presso il profeta Eliseo, in Israele. Noi lo sentiamo qui manifestare la sua riconoscenza, proclamando che Jahvè è l'unico Dio.
a. Un atto di umiltà da parte di Naaman, andare a trovare il profeta in terra nemica e sottoporsi ad una cura piuttosto improbabile: tuffarsi nelle acque del Giordano.
b. Premiato per il suo gesto di umiltà con una guarigione completa, manifesta la sua riconoscenza a Jahvè, Dio d'Israele, e proclama la sua fede in lui.
c. Come non vedere nella lebbra il simbolo del peccato, e nell'immersione tra le acque del Giordano la figura dei sacramenti del battesimo e della penitenza?
Salmo responsoriale (Sal 97): Canto di lode e di ringraziamento
Dio ha compiuto delle meraviglie per Naaman, lo straniero. Dopo la vittoria di Cristo, ha esteso queste meraviglie al mondo intero. Lodiamolo e ringraziamolo.
Rit.: La salvezza del Signore è per tutti i popoli.
Seconda lettura (2 Tm 2,8-13): Fedeltà incondizionata a Dio
Le opposizioni e le persecuzioni non devono abbattere il morale di un apostolo di Cristo. Anche se viene gettato in prigione, la Parola di Dio di cui è il messaggero, non deve mai essere incatenata.
a. Messo in carcere a Roma per la seconda volta, Paolo scrive al discepolo Timoteo per esortarlo a porre tutta la sua fiducia in Cristo Gesù anche in mezzo alle prove, e a predicare il Vangelo nonostante tutti i pericoli.
b. Per incoraggiarlo, sembra che riprenda le parole di un inno pasquale, cantato nella chiesa primitiva e divenuto poi di uso universale: «Ricordati di Gesù Cristo».
c. Meraviglioso programma di vita per un cristiano. Dobbiamo impegnarci a realizzarlo, fedeli alle promesse del battesimo, e sicuri di aver parte un giorno al regno di Cristo e alla sua gloria.
Vangelo (Lc 17,11-19): Il ringraziamento del lebbroso
L'episodio evangelico che ci è narrato, ci mostra che, purtroppo, gli uomini sono più portati a domandare che a ringraziare: il cuore di Dio - stando al Vangelo - ne è ferito fin nelle fibre più profonde: nulla è più ignobile dell'ingratitudine.
a. Dieci lebbrosi implorano la guarigione. Gesù incomincia col mettere alla prova la loro fede inviandoli ai sacerdoti, ancora prima di guarirli. La loro obbedienza è premiata: lungo la strada si accorgono improvvisamente che la lebbra è sparita.
b. Ma di tutti dieci, uno solo - ed è uno straniero, un samaritano - ritorna sui suoi passi per ringraziare il Signore e rendere gloria a Dio. Gesù manifesta la sua sorpresa e la sua tristezza.
c. Noi sappiamo riconoscere i benefici di Dio? Forse degli estranei alla nostra religione danno, talvolta più di noi, testimonianza della loro fede, del loro coraggio, della loro generosità e nobiltà d 'animo.
Suggerimenti per l'omelia
Riflettiamo sulle varie esperienze umane, sulle nostre personali esperienze? Con un po' di attenzione ci accorgeremo che nella nostra vita non mancano mai i motivi di ringraziare Dio.
In che modo esprimere la nostra riconoscenza?
- Manifestando la nostra ammirazione di fronte ai doni di Dio. Tutto viene da lui: nulla che non sia ispirato dal suo cuore, nulla che non sia opera delle sue mani: è tutto uno splendore! Abbiamo conservato la facoltà di ammirare e di meravigliarci? È il primo modo di esprimere la nostra riconoscenza: come un bambino che manda grida di ammirazione e di gioia di fronte ai giocattoli che gli si danno. Bellezze della natura, misteri della grazia, gli uni e gli altri frutto dell'amore di Dio per gli uomini. Li apprezziamo e li ammiriamo? E questa ammirazione si trasforma nel nostro cuore e nelle nostre labbra in lode alla gloria di Dio? «O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!»
- Usandoli e facendoli fruttificare nel modo migliore. Il modo migliore di riconoscere la bontà del Signore e di rendergli omaggio, è quello di utilizzare i suoi doni secondo i suoi disegni, per la sua gloria, per il nostro bene e per quello dei fratelli. Lo facciamo? I beni della terra ci distolgono invece da Dio, impadronendosi di tutte le nostre energie e servendo soltanto al nostro tornaconto personale? E i doni soprannaturali come la fede, la Parola di Dio, i sacramenti, la messa: ce ne importa poco, o niente?
La nostra vita di cristiani dovrebbe essere una «perpetua eucaristia»: risposta dell'amore che riceve, all'amore che dona.
Preghiera universale
Fratelli, noi ci rivolgiamo subito a Dio quando ci troviamo nel bisogno e nella sofferenza. Ma quando si tratta di ringraziare, la nostra bocca resta muta. Eppure la riconoscenza è una delle virtù umane e soprattutto cristiane: ed è proprio necessaria. Promettiamo di saper ringraziare il Signore per i benefici di cui il suo amore continuamente ci colma.
Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.
1. Perché da tutta la Chiesa salga continuamente a Dio il canto di ringraziamento per gli inestimabili doni ch'essa riceve e che comunica agli uomini: preghiamo.
2. Perché gli uomini, in ammirazione davanti agli splendori della creazione, ai progressi della scienza e alle ricchezze del cuore umano, sentano il bisogno di ringraziarne il Signore: preghiamo.
3. Perché sappiamo apprezzare nel loro giusto valore i doni spirituali meritati dal sangue di Cristo: il messaggio evangelico, il perdono dei peccati, l'Eucaristia e la vita eterna: preghiamo.
4. Perché coloro che soffrono trovino nell'unione con Cristo il coraggio di benedirlo e ringraziarlo anche nella loro croce: preghiamo.
5. Per la nostra assemblea parrocchiale: perché, conscia delle grazie speciali che riceve dal Signore, sappia esserne riconoscente soprattutto con una più fervente partecipazione alla santa messa:
preghiamo.