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XVIII DOMENICA ORDINARIA C
LA VERA RICCHEZZA
“Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?” (Lc 12,20)
Parole d'accoglienza e presentazione del tema
Fratelli, la liturgia di oggi ci chiama ad una seria riflessione sul senso della vita; ci dà una lezione di sapienza. Qual è la preoccupazione più imperiosa della maggior parte degli uomini? Avere, possedere in abbondanza i beni terreni, e anche in sovrabbondanza. Credono così di avere una garanzia contro tutti i rischi della vita. Illusione mortale, risponde Cristo. «Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai messo da parte, a chi andrà?»
Oggi siamo invitati ed esortati da Cristo stesso a considerare la vita con le sue attività, i suoi successi, le sue pene e le sue gioie alla luce del Vangelo: solo così ci sarà data la sapienza, che è il bene più grande di tutti.
Preparazione penitenziale
1. Riflessione
- Non siamo forse troppo attaccati ai beni terreni, nutrendo una esagerata avidità di guadagno, perfino a danno della giustizia e della carità?
- Siamo insensibili di fronte all'ingiusta ripartizione delle ricchezze, di fronte alle condizioni di vita spesso inumane, imposte a certe categorie di lavoratori?
- In un mondo nel quale il denaro è re, dove l'importanza dipende dalla ricchezza, quale testimonianza di povertà e di distacco evangelico sappiamo dare noi, che siamo i discepoli di Cristo?
2. Invocazioni
- Signore, solo creatore e signore di tutti i beni della terra, abbi pietà di noi.
- Cristo, che ti sei fatto povero per arricchirci con la tua povertà, abbi pietà di noi.
Signore, che ci fai amare e ricercare i beni e le realtà eterne, abbi pietà di noi.
Prima lettura (Qo 1,2; 2,21-23): Tutto è vanità
Tutti gli sforzi dell'uomo per acquistare i beni di questo mondo, alla fine servono poi a qualche cosa? Totalmente deluso, l'autore del libro del Qòelet constata che in fondo tutto si riduce a nulla, tutto è vanità.
a. Di fronte alla morte che non manca di arrivare, non si deve forse concludere che la vita è un nulla, e che non vale neppure la pena di essere vissuta?
b. Né la sapienza antica, e neppure l'insegnamento religioso di quei tempi lontani, erano in grado di dare una risposta soddisfacente a questo interrogativo.
c. Illuminati dalla luce del Vangelo, noi cristiani sappiamo che la vera sapienza consiste nell'utilizzare tutto al servizio di Dio e del prossimo, in vista dell'eternità. Solo in questo modo i beni di quaggiù e le attività terrene acquistano il loro vero valore.
Salmo responsoriale (Sai 94): Appoggiarsi solo a Dio
Il salmo, riprendendo i motivi delle letture, afferma che solo Dio è la roccia della salvezza, dalla sua voce viene la sapienza che ci svela il vero senso della nostra esistenza.
Rit.: Fa' che ascoltiamo, Signore, la tua voce.
Seconda lettura (Col 3,1-5.9-11): I desideri dell'uomo nuovo
Morti e risorti con Cristo fin dal momento del battesimo, scrive san Paolo, dobbiamo condurre quaggiù una vita pienamente conforme a quella di Cristo: di conseguenza le nostre aspirazioni devono essere orientate verso i beni imperituri, verso le realtà soprannaturali.
a. Rivolgendosi ai Colossesi, l'apostolo dice anche a noi in quale senso e verso quale scopo devono essere dirette le energie vitali del battezzato.
b. Diventato un «uomo nuovo» col battesimo, egli deve rinunciare alle brutture di questo mondo per ricercare solo i beni celesti.
c. Conclusione: non lasciamoci lusingare dalle cose della terra: sono tutte passeggere. Viviamo già quaggiù da risorti, con Cristo risorto.
Vangelo (Lc 12,13-21)1l danno delle ricchezze
Pregato d'intervenire in una questione di eredità, Gesù rifiuta. Questi sono per lui problemi secondari. L'essenziale è cercare i beni che non passano mai.
a. Per mettere in guardia dalla cupidigia i suoi ascoltatori, Gesù racconta la parabola del ricco stolto. Quest'uomo non pensa che ad ampliare i suoi affari, assicurarsi ogni conforto. Ma la morte sta alla sua porta.
b. E allora per chi ha lavorato tanto? Non per sé ma per sconosciuti eredi che si disputeranno tutto ciò che ha lasciato, senza avere per lui neanche un pensiero di riconoscenza.
c. E un insegnamento questo che non deve lasciare indifferente nessuno. Troppo spesso, dobbiamo ammetterlo, la ricerca affannosa dei beni di questo mondo ci fa dimenticare l'essenziale: prendere il Vangelo sul serio.
Suggerimenti per l'omelia
Oggi la liturgia ci dà proprio una lezione di sapienza, una lezione della più grande importanza: da essa dipende la riuscita o meno della nostra vita. Quando si tratta degli altri, tutti vediamo chiaramente la soluzione dei problemi. Ma quando si tratta di noi stessi? Ascoltiamo perciò Cristo ed esaminiamo la nostra condotta alla luce del Vangelo.
- Cos'è l'essenziale della vita? L'uomo porta in sé un incontenibile bisogno di pienezza e di perfezione: ha sete di felicità. La terra non gli può bastare. I beni che essa offre, il denaro, i piaceri, gli onori, gli amori, sono limitati, fragili, effimeri. Ben presto la morte spazzerà via tutto: non resterà nulla, nemmeno il ricordo.
L'essenziale non può dunque essere se non ciò che porta il marchio di Dio. Ora Cristo è venuto proprio per mettere Dio al centro della nostra vita: solo grazie a lui la vita è trasformata, divinizzata, resa eterna. Da mortale diventa immortale, da finita, infinita.
- E allora come vivere per essere sapienti, e non stolti? Certamente non possiamo ritirarci dal mondo per andare a vivere da eremiti. È normale che l'uomo voglia riuscire nella vita, sia in quella personale e familiare, come in quella sociale e professionale; è normale ch'egli voglia partecipare alle ricchezze della terra e alle sue risorse, trarre vantaggio dalle scoperte della scienza e dal progresso.
A condizione però che non dimentichi l'essenziale: dare un'anima a questo corpo terrestre. E per questo dobbiamo metterci decisamente alla scuola di Cristo. Guidati e sostenuti da lui cerchiamo di infondere in ogni nostra attività uno spirito di luce e di fuoco:
lo spirito dell'amore che ci farà esaltare Dio, e servire il nostro prossimo nella gioia. Questo è l'essenziale.
Preghiera universale
Fratelli, troppo spesso ci lasciamo prendere dalle preoccupazioni quotidiane e diamo un'importanza eccessiva agli affari temporali. La preghiera comunitaria ci aiuti a ritrovare il senso dei veri valori, alla luce del Vangelo.
Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.
1. Cristo si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà. Perché anche la Chiesa si faccia povera e serva per essere in grado di meglio assolvere la sua missione: preghiamo.
2. Per i sacerdoti e i religiosi. Perché sappiano dar prova d'un totale disinteresse, per essere autentici testimoni del Vangelo:
preghiamo.
3. Perché coloro che possiedono fortune e beni prendano coscienza della loro responsabilità e sentano il dovere di soccorrere coloro che sono senza alcuna risorsa materiale: preghiamo.
4. Perché specialmente i popoli ricchi si impegnino in uno sforzo maggiore per andare in aiuto alle nazioni sottosviluppate, che soffrono la miseria e la fame: preghiamo.
5. Per noi stessi: non viviamo per il denaro e per il lusso, ma arricchiamo la nostra vita di dedizione, di sacrifici, di generosità, di amore di Dio e del prossimo: preghiamo.
Signore, preservaci dal miraggio e dalla lusinga dei beni terreni, dall'avidità del guadagno, dalla sete degli onori e dei piaceri. Infondi in noi l'amore alla povertà, e un cuore aperto alle ricchezze del tuo regno. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Al Padre nostro
Recitando il Padre nostro, pensiamo alle parole «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Mettiamo da parte ogni eccessiva preoccupazione e poniamo sempre più la nostra fiducia in Dio, nostro Padre.
Parole dl congedo e di saluto
Ci ricorderemo degli insegnamenti del Maestro divino, per non venir noi posseduti da ciò che possediamo. Non dimentichiamo l'essenziale: conquistare quelle ricchezze che ne' i ladri né la morte possono toglierci.