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Un modo nuovo di vivere il cristianesimo
A cura di Vienna International Religious Centre
Il mondo è pieno di gente che si riempie la bocca di belle parole, supplendo con grandi discorsi alla mancanza di azioni concrete. Eppure si sa che a volte un gesto è molto più convincente di mille chiacchiere. In tono categorico, il finale del discorso sulla montagna denuncia il verbalismo religioso, incompatibile con le esigenze di autenticità e di concretezza del cristianesimo. Tutti coloro che aspirano alla beatitudine del regno vengono messi in guardia: se non mettono in pratica la loro fede, inevitabilmente li attende la rovina.
Gesù non si è accontentato di parole. Ai cinque grandi discorsi del vangelo di Matteo corrispondono ogni volta dei gesti del Signore che confermano la sua predicazione; fino al discorso della croce in cui Dio ci dice, attraverso la morte di suo figlio, l‘ultima parola del suo amore. Donando la vita Gesù ha reso testimonianza alla verità: una verità di carne, viva e concreta più che dogmatica, evidente per chi sa cogliere il linguaggio degli atti. E noi, quante volte ci nascondiamo dietro ai nostri grandi discorsi e alle nostre astrazioni, sfuggendo alle esigenze pratiche della fede e rifiutando di mettere in discussione la nostra vita? Eppure siamo convinti di essere dalla parte di Gesù, di essere suoi amici: mangiamo alla sua tavola, beviamo il suo vino, profetiamo nel suo nome. Non è sufficiente? Basta con le parole!
Curare il ferito lungo la strada, aprire le braccia al prodigo, accogliere lo straniero: su questi frutti di conversione sarà giudicata la nostra vita. Parlare non basta: Dio e il mondo ci aspettano nella realtà dei fatti. È urgente un modo nuovo di vivere il cristianesimo: dobbiamo inventare un linguaggio fatto di gesti e di comportamenti, che non si fermi alla teoria e tracci nuove vie verso il regno.