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"La Nuova Giustizia 2"
A cura di don Alessio De Stefano
Prima di iniziare l'omelia vorrei precisare che le antitesi di domenica scorsa erano 4 e non tre… per cui oggi vengono proclamate le ultime due: l'antitesi contro una "Catena di Violenza" (5,38-39) e quella riguardante l'amore del prossimo e dei nemici (5,43-48). Come nelle precedenti antitesi, anche in queste siamo chiamati a leggervi la novità che Gesù è venuto a portare, e tale novità trova il suo fondamento nell'atteggiamento di Dio nei nostri confronti: Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Il cristiano deve, nel suo agire quotidiano, avere come punto di riferimento l'azione di Dio nei confronti del mondo e degli individui. Si deve dire che il mondo si trasforma nel momento in cui l'etica teologale diviene il fondamento dell'etica umana.
Occhio per… dente per… la cosiddetta legge del taglione era già una limitazione alla violenza indiscriminata e caparbia; quando la troviamo nel testo Sacro non dobbiamo pensare ad una forma di vendetta legalizzata e farla nostra quando si presume di aver ragione; ma si vuole semplicemente porre un limite ad una violenza che superava di gran lunga il danno subito… l'intento era quello di salvaguardare la dignità della vita e non permettere agli altri di uccidere la persona che aveva recato qualche offesa. Di fronte a questa spirale di violenza che si consumava sotto gli occhi di tutti, Gesù propone, diremmo noi in forma insensata, un sistema di pace e cordialità. La proposta di Gesù deve essere la "regola" di tutti gli ambiti vitali dell'uomo: Familiare… è sotto gli occhi di tutti la violenza che si perpetra tra genitori e figli e viceversa. Il rapporto familiare e la stabilità della famiglia stessa sono sempre messi a repentaglio da una forma di violenza che si consuma tra le mura domestiche e di cui siamo a conoscenza solo parzialmente. I vari omicidi, le separazioni o la soppressione della vita in genere sono il frutto di un disagio che viene vissuto nel silenzio e alla fine "scoppia". Forse la radice di tutto questo sta nel fatto che l'altro viene visto coem è una persona che deve fare alcune cose e non come qualcuno che deve accompagnare e costruire il cammino della mia vita. Se il rapporto è legato al fare, nel momento in cui "non si fa", tutto diventa invivibile, non ci si parla, non ci si comprende e si vive da "muti". Sociale… questo tipo di violenza è più manifesta, anche perché è più divulgata non solo dagli organi di informazione tradizionali ma anche dal web. È questa una violenza che vive in compagini ben organizzate (Gestione del potere, Strutture delinquenziali, Traffico di stupefacenti etc.), che anziché garantire la giustizia più elementare vanno a soffocare i diritti delle persone o di una società.
Questo sistema si riversa inevitabilmente nel campo lavorativo e professionale… non esiste più il gusto della meritocrazia e del guadagno onesto, ma tutto è permesso e lecito, pur di ottenere "ciò che voglio"… il fine giustifica (tutti) i mezzi. Basta pensare che tutto è permesso a chi siede su una poltrona manageriale. In tale situazione il vangelo deve fare la differenza: i cristiani dovrebbero avere la forza di "spezzare" questa spirale di ingiustizia… l'omologazione al sistema del così fanno tutti è qualcosa che va ad incrementare la violenza nelle sue molteplici manifestazioni. Tutti sappiamo che è difficile ma, dobbiamo uscire, come cristiani, da una situazione di comodo pensando che alla fine non c'è nulla di male. Il male c'è perché siamo cristiani sulla carta e non nella vita…. Siamo incoerenti e poco fedeli alla nostra missione dei battezzati… dimostriamo che Dio è assente da ogni ambito della vita. A mò di ragguaglio, dobbiamo pensare che la violenza e il sopruso non fanno parte della Vita Divina e quindi non devono albergare neanche nella vita di noi cristiani.
Nell'ultima antitesi c'è un richiamo all'amore del prossimo e del nemico… ed è proprio quest'ultimo che "qualifica" il cristiano rispetto agli altri uomini. L'esempio è sempre il Padre che non fa distinzione di persone ed elargisce incondizionatamente i suoi benefici a tutti e sa attendere pazientemente, e a volte per tutta la durata della vita dell'uomo, il ritorno di chi ha voluto fare l'esperienza dell'allontanamento. L'amore per il nemico ha proprio questo fondamento e deve consistere nel fatto che la porta del mio cuore, anche quando la persona non vuole accettare i miei gesti di riconciliazione, deve essere sempre aperta ad una eventuale riappacificazione e ad un intervento qualora ci fosse una situazione di bisogno, perché ogni occasione diventi motivo di comunione. Se amare il prossimo è bello, amare i nemici è meraviglioso perché si può toccare con mano la Misericordia di Dio che rende l'uomo "strumento" di pace e di salvezza.
Buona Domenica!!!