Copyright © 2024 laparrocchia.it
SEO e sito realizzato
da ViDYO GmbH
dal 15-04-2001 online
Abbiamo visto la sua stella in Oriente
a cura di P. Egidio Picucci
La liturgia natalizia, ventilata sin qui di ali di Angeli, si conclude oggi col chiarore di una stella in testa a una festosa carovana che annoda con un filo luminoso l'Occidente e l'Oriente. E' la stella che fa da sperone ai fianchi dei cammelli dei Magi, che li ha fatti bramire nella notte e li ha fatti rizzare sui ginocchi per il viaggio più bello della loro vita.
Viene spontaneo chiedersi perché Dio li ha fatti venire da tanto lontano, perché li ha voluti, questi sapienti e ricchi, carichi d'oro, Lui che un giorno per bocca di Gesù dirà che è tanto difficile per un ricco entrare in paradiso e che il regno dei cieli è rivelato ai piccoli e ai semplici. Vuol dire, allora, che gli ripugna soltanto la ricchezza di chi non sa alzarsi di notte, di aprire gli scrigni dov'è chiuso il tesoro e portarlo a un povero; gli ripugna, cioè, il ricco avaro, egoista, dimentico di chi soffre nella povertà. E i magi, per un miracolo rarissimo, segnalato loro da uno dei suoi angeli, si erano santificati nella ricchezza e nella scienza.
Ma Dio li ha chiamati, soprattutto perché Egli è manifestazione: con una parola più difficile si dice che è Epifania. L'essenziale della religione cristiana è che Dio si rivela agli uomini; Dio che viene a noi, che si fa conoscere da noi, che scende a livello nostro, a scala umana. L'essenziale della nostra religione è che Dio è conosciuto da noi sotto forma sensibile. Forse questa affermazione ci stupisce, tanto siamo abituati a dire che Dio esige le fede, l'oscurità, l'obbedienza. E tuttavia è verissimo dire che Dio è rivelazione, che la religione cristiana si distingue dalle altre religioni perché è una religione di incarnazione, una religione sacramentale, in cui Dio si rivela e si è rivelato ai nostri sensi.
Fin dal paradiso terrestre Dio era epifania, manifestazione: si legge nella Bibbia che si intratteneva familiarmente con l'uomo, fatto a sua immagine: Dio si intendeva con Adamo, comunicava con lui in modo umano. E quando l'uomo rifiutò questa rivelazione, Dio non disarmò e sollevò quel velo di oscurità caduto tra noi e lui con il peccato. E' sempre la Bibbia a dirci che si rivelò ad Abramo che lo udì, lo accolse nella tenda di pastore e sentì promettersi una paternità in cui non credeva più.
A Mosè Dio parlò nel roveto ardente che ardeva senza strinare le foglie e sul Monte Sinai gli parlò faccia a faccia, come un uomo parla con l'amico. E quando il popolo ebraico affronterà le incognite di un viaggio che si prolungherà per 40 anni attraverso il deserto, sarà Dio a guidarlo, rendendosi visibile nella nube, nella colonna di fuoco e, più tardi, nel tempio.
Un cammino di fede è un cammino di sacrificio. La vocazione cristiana non ci toglie dal nostro posto, ma esige che abbandoniamo tutto ciò che è di ostacolo al volere divino. La luce che si accende non è che l'inizio: dobbiamo seguirla, se vogliamo che essa divenga stella e poi sole. "Finché i Magi sono in Persia - scrive san Giovanni Crisostomo - non vedono che una stella; ma quando abbandonano la loro patria, vedono il sole stesso di giustizia. Non avrebbero più visto nemmeno la stella se fossero rimasti nel loro paese".
Abbiamo visto la sua stella in Oriente, e siamo venuti ad adorarlo. All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Una scena che si ripete ancora. Davanti alla grandezza di Dio, davanti alla decisione pienamente umana e profondamente cristiana di vivere in modo coerente la propria fede, non mancano coloro che, sconcertati, si meravigliano o addirittura si scandalizzano. Sembra che non concepiscano altra realtà che quella che rientra nei loro limitati orizzonti terreni.
Davanti alle prove di generosità di quanti hanno ascoltato la chiamata del Signore, sorridono con un senso di superiorità, o - in alcuni casi veramente patologici - fanno l'impossibile per dissuaderli. Essi non si muovono, proprio come fecero i leviti e i sacerdoti convocati da Erode per sapere dove sarebbe nato il Messia. "A Betlemme", risposero, ma nessuno di loro si mosse. A loro bastava sapere, non fare.
I Magi, invece, sanno a vanno. Per invitare un'anima a una vita di piena coerenza con la fede, Dio non bada ai suoi meriti, alla nobiltà della famiglia, all'altezza della sua conoscenza. La vocazione precede tutti i meriti: la stella che i Magi avevano visto in Oriente li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino. La paterna bontà di Dio ci viene incontro. Non aspetta che ci rivolgiamo a Lui; ci previene con segni palesi di affetto paterno.
Questo non vuol dire che ci sarà risparmiato il dubbio, la ricerca. In determinati momenti della nostra vita, può capitare quello che accadde ai Magi nel loro viaggio: la stella scompare. Conosciamo ormai lo splendore divino della nostra vocazione e siamo persuasi del suo carattere definitivo; ma forse la polvere che solleviamo nel camminare - la polvere delle nostre miserie - forma una spessa nube che impedisce alla luce di filtrare. Che fare, allora? Seguire l'esempio dei Magi: domandare. Erode si servì della scienza per comportarsi ingiustamente; i Magi la utilizzano per operare il bene. Noi non abbiamo bisogno di chiedere nulla a Erode e ai sapienti della terra: Cristo ha dato alla sua Chiesa la sicurezza della dottrina e il flusso ininterrotto della grazia dei sacramenti; ha disposto che vi siano persone capaci di orientare, di guidare, di riproporre costantemente il cammino. Possiamo disporre di un tesoro infinito di scienza: la parola di Dio, custodita nella Chiesa; la grazia di Cristo, che viene data nei sacramenti; la testimonianza e l'esempio di chi vive rettamente vicino a noi, di chi ha saputo costruire con la sua vita un cammino di fedeltà a Dio.
Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria, sua Madre, e prostratisi lo adorarono; poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Com'è possibile che noi, che siamo nulla e nulla valiamo, possiamo fare delle offerte a Dio? Dice la scrittura:"Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto. L'uomo non riesce neppure a scoprire pienamente la profondità e la bellezza dei doni del Signore. Se tu conoscessi il dono di Dio!, dice Gesù alla samaritana. Gesù ci ha insegnato ad attendere tutto dal Padre, a cercare prima di ogni cosa il regno di Dio e la sua giustizia, perché tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù. Ed Egli sa bene di che cosa abbiamo bisogno.
Entrati nella casa, videro il Bambino, con Maria, sua madre. La Madonna non si separa da suo figlio. I Magi non sono ricevuti da un re assiso sul trono, ma da un bambino nelle braccia di sua madre. E' quanto è avvenuto, avviene e avverrà: si arriva a Gesù per mezzo di Maria, anche lei stella come quella che ha guidato i Magi.