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XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B
L'OBOLO DELLA VEDOVA
“Tutti hanno dato del loro superfluo, ma ella tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12,44)
Parole d'accoglienza e presentazione del tema
Fratelli, «il modo con cui si da - si dice di solito - vale più di ciò che si dà». È vero! Anche se noi molto spesso ci lasciamo vincere dal valore materiale del dono. Dio mai. Perché Dio non guarda il viso, né il vestito, e neppure la mano con il dono, ma guarda il cuore.
La liturgia di oggi è dominata da due figure di vedove: quella di Zarepta che va in aiuto al profeta Elia a costo di non tener più nulla per sé e il suo figlio, e quella del vangelo, di cui Cristo loda il totale disinteresse. Il loro esempio e una lezione per noi: ci invita a riflettere se i nostri atti esteriori, preghiere e offerte, sono il riflesso dei nostri sentimenti interiori, delle nostre disposizioni di spirito e di cuore.
Preparazione penitenziale
1. Riflessione
- Ci lasciamo forse impressionare maggiormente dal valore materiale di certi doni, che dalla generosità di cuore che ispira il gesto della mano?
- Nelle nostre opere di assistenza o di apostolato, le nostre intenzioni sono assolutamente pure? Non cerchiamo forse più o meno coscientemente di essere notati e complimentati?
- Siamo disposti ad essere sprovvisti di mezzi umani per contare maggiormente sulla provvidenza, e porre in essa ogni fiducia senza restrizioni nè riserve?
2. Invocazioni
- Signore, che esigi dai cristiani, tuoi figli, l'offerta generosa del
loro cuore, abbi pietà di noi.
- Cristo, che ci vuoi umili e docili, per essere validi strumenti della
tua grazia, abbi pietà di noi.
- Signore, che ci rendi conformi a Cristo nell'umiltà e nella carità,
abbi pietà di noi.
Prima lettura (1 Re 17,10-16): La vedova di Zarepta
La prima lettura ci presenta l'esempio meraviglioso di una povera vedova che non esita, per nutrire il profeta Elia, a sacrificare il pugno di farina e il dito d'olio che le restano per sé e per suo figlio.
a. Il profeta Elia ha dovuto rifugiarsi in Fenicia, in pieno territorio pagano, per sfuggire alla collera della regina Jezabel. Estenuato dal lungo cammino, chiede ospitalità a una vedova del villaggio di Zarepta.
b. Essa non ha che delle misere provviste, ma lo stesso prepara subito una focaccia per Elia: la sua generosità sarà largamente ricompensata.
c. Non vediamo anche noi che i poveri spesso hanno il cuore in mano, molto più dei ricchi? E non succede anche che i pagani fanno migliore accoglienza al vangelo, che non tanti cristiani che hanno il cuore e lo spirito inariditi dall'egoismo?
Salmo responsoriale (Sal 145): Dio è la bontà stessa
Gli infelici e gli oppressi non ricorrono mai invano a Dio. Oggi la loro preghiera si traduce in un canto di riconoscenza e di gioia.
Rit.: Beati i poveri in spirito: di essi è il regno dei cieli.
Seconda lettura (Eb 9,24-28): Il sacrificio perfetto
Continuando il suo paragone tra il sacerdozio del sommo sacerdote ebraico e quello di Cristo, l'autore della lettera rileva, nel brano letto oggi, ciò in cui consiste l'eccellenza unica del sacrificio offerto da Cristo: esso è perfetto, esso è eterno.
a. Data la sua qualità di Figlio di Dio fatto uomo - egli è il Verbo incarnato - il sacrificio ch'egli ha offerto sul Calvario ha un valore infinito e assoluto.
b. E per di più, dopo la sua risurrezione e ascensione, egli continua a offrire questo sacrificio, celebrando in permanenza a gloria del Padre, e intercedendo senza sosta in favore degli uomini.
c. Le nostre messe, qui in terra, ci permettono di entrare nell'ambito di questo sacrificio celeste. E una cosa meravigliosa! Esse lo rendono realmente presente sui nostri altari. Ma attenzione: per parteciparvi veramente è assolutamente necessario che al dono di Cristo si unisca il dono della nostra vita.
Vangelo (Mc 12,38-44): L'obolo della vedova
Cristo ci mette in guardia dalle apparenze ingannatrici: Dio non si lascia sorprendere. Egli rifiuta gli atti di devozione e le abbondanti elemosine dei farisei, che cercano solo di farsi vedere; ma accetta l'umile obolo della vedova, offerta di un cuore generoso e disinteressato.
a. Questo vangelo comprende due brani apparentemente staccati, ma che in realtà si completano. Da una parte Gesù denuncia l'ipocrisia degli scribi che, ammantati di pietà, commettono le peggiori ingiustizie.
b. Dall'altra, in riferimento alloro comportamento, esalta il gesto della povera vedova che, nella sua assoluta indigenza, trova ancora qualcosa da offrire nella cassetta del tempio; mentre gli altri danno abbondantemente, ma del loro superfluo.
c. Il vero amore ignora ogni calcolo e ogni misura. Chi misura non dà niente. Chi calcola non ama. In ogni vero amore c'è sempre un po di follia. E più l'amore e grande, più è «folle».
Suggerimenti per l'omelia
I pensieri di Dio non sono i nostri, e neppure il suo modo di giudicare e di valutare le cose e le persone è come il nostro. La sua giustizia non è né equivoca nè cieca come la giustizia umana. Egli penetra fin nell'intimo dei cuori. Noi avremmo ogni interesse ad accogliere gli insegnamenti del Signore in questa maniera.
- Dio non ferma il suo sguardo alle apparenze. Troppo spesso l'uomo preferisce il sembrare all'essere, il farsi valere al valore vero. Dio invece non guarda alla faccia, né all'abito, nè alla mano: guarda al cuore. Nella Scrittura è detto che egli «scruta le reni e i cuori». E impossibile ingannare il suo sguardo. L'oro al quale Dio attribuisce un valore non è quello presentato dalle mani, ma quello che si trova nel profondo del cuore: l'oro puro dell'amore.
- Con quale criterio possiamo riconoscere se la nostra condotta è gradita a Dio? Se noi agiamo:
con umiltà, senza preoccuparci minimamente della nostra gloria personale;
con disinteresse, arrivando fino a dare, come la vedova del vangelo, anche del nostro necessario, senza calcoli e senza reticenze; con l'unico desiderio di piacere a Dio, e di testimoniargli così la nostra riconoscenza.
Sforziamoci di ridare valore ai nostri atti e alle nostre preghiere con questo impegno d'interiorità: allora saranno veramente un'offerta d'amore. L'unica a Dio gradita.
Preghiera universale
Fratelli, il Signore ha proclamato. «Beati i poveri in spirito: ad essi appartiene il regno dei cieli». Per vivere veramente nella fede, è necessario essere staccati dai beni materiali e da se stessi. Egoismo e fariseismo rovinano tutto. Domanderemo a Dio di darci questa povertà dello spirito, in cui sta la sola vera ricchezza.
Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.
1. Cristo ha voluto una chiesa umile e povera, che cerchi e promuova solo i veri valori. Affinché i suoi pastori siano sempre fedeli allo spirito del vangelo: preghiamo.
2. Una corsa sfrenata alla conquista dei beni materiali, ecco la follia dalla quale gli uomini sono colpiti e che li porta alla rovina. Affinché essi ne prendano coscienza, prima che sia troppo tardi: preghi amo.
3. Alcuni popoli vivono in una scandalosa abbondanza, mentre altri periscono nella miseria. Per una ripartizione più giusta delle risorse terrene lavoriamo, e preghiamo.
4. Pensiamo al grande numero dei poveri: i senzatetto, i disoccupati, gli esiliati, i malati, e tanti altri. Affinché, illuminati da Cristo, considerino la loro povertà come un valore sicuro, un valore eterno: preghiamo.
5. Cristo si fa presente sull'altare, ma spoglio di tutto. Affinché questo esempio, meditato in ogni messa, ci renda più umili e più disponibili verso gli altri: preghiamo.
Signore, ti abbiamo sentito glorificare la generosità di una povera vedova. Donaci il coraggio di tutto perdere per tutto guadagnare, secondo la tua stessa parola. Così, distaccati dai beni terreni che deludono e passano, noi saremo ricchi dell'amore del Padre, che regna con te e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.
Al Padre nostro
Vogliamo che il Signore ascolti la nostra preghiera? Abbiamo il cuore aperto alla miseria degli altri, pronti a dividere con quelli che sono nel bisogno ciò che abbiamo, affinché anch'essi abbiano il loro pane quotidiano.
Parole di congedo e di saluto
Partecipare alla messa vuol dire entrare nell'ambito stesso dell'amore di Cristo Gesù. Sapremo anche noi dedicarci ai nostri fratelli, dare loro noi stessi, per mostrare così la bontà di Dio?