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V DOMENICA ORDINARIA - B
IL MISTERO DELLA SOFFERENZA
"Ricordati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non vedrà più il bene" (Gb 7,7)
Parole d'accoglienza e presentazione del tema
Fratelli, un problema per il quale cerchiamo invano una risposta valida è quello della sofferenza. Essa giunge ad essere perfino una pietra di scandalo per tutti gli uomini, sia dell'oriente che dell'occidente. Per noi cristiani la sofferenza rimane un mistero che noi non pretendiamo di spiegare ma solo di illuminare con la luce del vangelo. Il nostro atteggiamento di fronte alla sofferenza si conformerà a quello di Cristo: perciò non sarà né di rivolta né di disperazione, ma di rassegnazione e di abbandono incondizionato nelle mani del Padre, sull'esempio di Gesù, che nella sua agonia ha pregato: «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito».
Preparazione penitenziale
1. Riflessione
- Qual è il nostro atteggiamento di fronte alla sofferenza e alla prova? Il dubbio, la mormorazione, la rivolta, la disperazione, oppure l'abbandono filiale nelle mani di Dio, nostro Padre?
- Sappiamo sostare un po' per la preghiera, per incontrarci con Dio, per vivere in contatto con lui e attingere da questo contatto la luce e la forza indispensabili nella prova?
- Abbiamo nel cuore il desiderio di liberare l'umanità da ogni miseria materiale e spirituale e di essere per i fratelli, con la nostra bontà, il segno della bontà di Dio?
2. Invocazioni
- Signore, che vedi le nostre miserie e ci aiuti a sopportarle e a santificarle, abbi pietà di noi.
- Cristo, che hai preso sulle tue spalle tutto il peso della sofferenza umana, abbi pietà di noi.
- Signore, che riempi di luce e di speranza le nostre ore di prostrazione e di sgomento, abbi pietà di noi.
Prima lettura (Gb 7,1-4.6-7): La miseria dell'uomo
Alle prese con la sofferenza, il paziente Giobbe è quasi disfatto, sull'orlo della disperazione. Non comprende per qual motivo è castigato, dal momento che non ha coscienza di aver peccato. Ciononostante non si allontana da Dio: si sottomette e continua ad adorarlo in silenzio.
a. Personaggio allegorico, Giobbe è il prototipo dei giusti dell'Antico Testamento che, avendo dell'aldilà solo una nozione vaga, si trovavano in difficoltà di fronte al mistero della sofferenza e della morte.
b. Però, benché turbati e angosciati, non si allontanavano da Dio, e anzi, in un estremo slancio di fede, si rimettevano totalmente a lui.
c. Oggi nella persona stessa di Cristo noi abbiamo una risposta a questa questione, una risposta chiara e tanto incoraggiante. Noi sappiamo che il volto sfigurato del Cristo crocifisso, coperto di sangue e di sputi, sarà trasfigurato nella luce della risurrezione.
Salmo responsoriale (Sai 146): Il Signore guarisce i cuori feriti
Immensa è la tenerezza di Dio per noi. Senza misura la sua benevolenza. Medico dei corpi e ancor più delle anime, egli guarisce le nostre ferite. Come potremo non innalzare a lui il nostro canto di lode?
Rit.: Risanaci, Signore, Dio della vita.
Seconda lettura (1 Cor 9,16-19.22-23): a servizio di tutti
Chiamato da Cristo ad annunciare il vangelo, Paolo ha deciso di rendere la sua missione più efficace esercitandola nella sua gratuità assoluta e donando tutto se stesso. Gli basta Dio.
a. Operaio del vangelo, Paolo avrebbe diritto di vivere del suo lavoro. Egli preferisce rinunciare a questo diritto per essere più libero e indipendente di fronte a tutti.
b. Egli si farà «tutto a tutti», condividendo le debolezze dei suoi fratelli, vivendo la loro vita, mettendosi al servizio di tutti, specialmente dei più indifesi; il suo scopo: guadagnare a Cristo il più grande numero di anime.
c. Ogni cristiano è chiamato ad essere testimonio di Cristo: e non potrà esserlo validamente se non lavorando in uno spirito di totale disinteresse e di assoluta abnegazione. La vanità e l'egoismo sono la morte sicura in ogni vero apostolato.
Vangelo (Me 1,29-39): Una giornata dl Gesù a Cafarnao
L'evangelista Marco ci fa vivere con Cristo una giornata del suo ministero a Cafarnao, la città di Pietro e di Andrea. Egli annuncia il regno di Dio, guarisce i malati, caccia i demoni, tutte attività che non impediscono per nulla la sua vita di preghiera.
a. Gesù desidera entrare nel concreto della vita ordinaria dei suoi uditori; partecipa alle umili realtà che ne costituiscono la trama: i pasti, l'accoglienza degli altri, in particolare dei malati.
b. Tutto ciò non gli impedisce il contatto col suo Padre del cielo: dedicherà a questa intimità delle ore intere, sottratte al riposo della notte.
c. E un esempio da prendere con serietà. Pur in mezzo ai nostri impegni così assorbenti, facciamo attenzione a tenerci liberi, vale a dire disponibili per Dio
Suggerimenti per l'omelia
Tra i vari temi di riflessione che le letture di oggi ci suggeriscono, scegliamo quello della sofferenza.
- Qual è il senso della sofferenza alla luce del vangelo? Se pure resta un mistero anche per il cristiano, vi trova però un senso dal momento che posa su di essa uno sguardo di fede. Cristo ha provato il dolore in tutta la sua crudezza: il suo volto distrutto ne porta le stimmate. Egli ha superato il dolore con l'amore: accettato e vissuto in questa prospettiva, il dolore è diventato la sorgente della redenzione e della grazia, della purezza, della santità e perfino della gioia. Il suo volto di risorto prova bene che la sofferenza non si conclude con una smorfia di odio, ma nell'esaltazione della vittoria.
- Quale dev'essere l'atteggiamento del cristiano di fronte alla sofferenza?
Giacché la sofferenza è un male, un male che certo Dio non ha voluto, egli si sforzerà di eliminarne le cause, per farla scomparire, in quanto è possibile: la superbia, l'egoismo, l'odio.
Di fronte a quelli che soffrono, egli darà prova di delicatezza, usando la compassione, l'affetto, e anche il silenzio, piuttosto che inutili parole consolatorie che non farebbero che esasperare il dolore.
Se anche lui sarà colpito nella sua anima, nel suo cuore, nella sua carne, saprà posare il suo sguardo su Gesù crocifisso, per trovare in quell'immagine luce nelle tenebre, conforto nella miseria, serenità nella tempesta e perfino gioia: quella gioia esaltante che può essere data solo da un dolore sopportato insieme con Cristo nella donazione di amore. Esiste canto più bello di quello delle anime immolate per amore, che vivono con Cristo il mistero della redenzione?
Preghiera universale
«Gesù Cristo - scrive Paul Claudel - non è venuto per sopprimere la sofferenza; e non ne ha dato neppure la spiegazione. E venuto solo a condividerla con noi». Preghiamo insieme perché, lungi dallo scandalizzarci di fronte a questo mistero sconcertante, noi cerchiamo di comprenderlo e di viverlo in unione di amore con Cristo, per cooperare alla redenzione del mondo.
Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.
1. Affinché la chiesa sappia, come il suo divino maestro, piegarsi sopra tutte le sofferenze umane ed essere così agli occhi di tutti il segno della bontà del Signore per gli infelici: preghiamo.
2. Affinché i cristiani, da veri discepoli di Cristo, vadano volentieri in soccorso dei miseri che incontrano sulla loro via, non esitando a pagare di persona: preghiamo.
3. Per tutti coloro che la vita opprime: emigrati, handicappati, disoccupati, malati. Affinché la loro prova, lungi dallo spingerli alla ribellione, li orienti verso Dio, che solo può dar loro luce e forza e dare un significato al loro dolore: preghiamo.
4. Affinché i medici, gli infermieri, gli assistenti sociali considerino la loro professione come un ministero e la esercitino con gli stessi sentimenti di Cristo: preghiamo.
5. Affinché nelle nostre comunità parrocchiali si abbia cura di aiutare quelli che sono oppressi dal peso della sofferenza e di sostenerli fraternamente sulla strada del loro Calvario: preghiamo.
Signore, tu sapevi chinarti su tutte le sofferenze umane. Fa' di noi, tuoi discepoli, i servi disinteressati dei nostri fratelli infelici. E se il dolore ci visita personalmente, martirizzandoci nell'anima e nel corpo, aiutaci a portare la nostra croce come tu hai portato la tua, con coraggio, con fiducia, con amore. Tu che regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.
Al Padre nostro
Il male, in tutte le forme, penetra ovunque. Che Dio, nostro Padre, sostenga la nostra debolezza e sia lui stesso la nostra forza. Solo egli ci liberi dal male!
Parole di congedo e di saluto
Cerchiamo di essere più aperti alle sofferenze e ai dolori dei nostri fratelli, per essere in mezzo a loro i testimoni della bontà di Dio.