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XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -A
LA VIGNA DEL SIGNORE
“Canterò per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna” (Is 5,1)
Parole d'accoglienza e presentazione del tema
Fratelli, sappiamo bene quante cure hanno i vignaioli per le loro vigne, e quanto tempo vi dedicano. Naturalmente poi si aspettano i risultati, il frutto del loro lavoro: e ne hanno pieno diritto. Aspettano grappoli abbondanti e gustosi. Secondo la parola del profeta, il Signore ha fatto di noi la sua vigna privilegiata. Nulla ha trascurato perché cresca, fiorisca e dia copiose vendemmie:
scelta del vitigno, scavo profondo, concimazione abbondante, potatura appropriata; vale a dire i suoi molteplici benefici, le grazie speciali, la Parola del Figlio, il sangue ch'egli ha versato, la Chiesa, i sacramenti.
Dio ha tutto il diritto di aspettarsi da noi dei buoni frutti di giustizia e di santità.
Esaminiamo la nostra coscienza: siamo veramente la vigna del Signore, capace di dare frutti abbondanti? O non abbiamo piuttosto deluso questo buon padrone?
Preparazione penitenziale
1. Riflessione
- Pensiamo agli innumerevoli benefici di cui la misericordia di Dio continua a ricolmarci: certamente siamo favoriti più di molti altri.
- Ci impegniamo a farli fruttificare? E per ottenere ciò, viviamo uniti a Cristo per mezzo della fede e dell'amore, come i tralci al ceppo della vite?
- Preghiamo anche, affinché i responsabili della Chiesa, la vigna di Cristo, comprendano che, sul suo esempio, hanno l'autorità solo per servire, e non per essere serviti?
2. Invocazioni
- Signore, sorgente di ogni bene, di ogni verità e di ogni amore, abbi pietà di noi.
- Cristo, che sei la vera vite, lontano dalla quale noi non possiamo portare frutto, abbi pietà di noi.
- Signore, che infondi nel nostro cuore il gusto di tutto ciò che è vero, giusto e puro, abbi pietà di noi.
Prima lettura (Is 5,1-7): L'allegoria della vigna
Il profeta paragona il popolo di Dio a una vigna, oggetto delle più grandi cure del suo proprietario. Purtroppo il popolo ebraico, scelto da Dio per un'alleanza d'amore, ha continuato a venir meno al patto e a tradirlo.
a. Il «cantico della vigna» incomincia in modo idilliaco: ma diventa ben presto un doloroso lamento, per finire poi con un «oracolo» che minaccia gravi castighi.
b. Invece dei frutti di giustizia che Dio a buon diritto si aspettava, Israele ha prodotto solo uve selvatiche e acerbe: infedeltà ripetute, estorsioni, frodi e disprezzo dei poveri.
c. Come si vede, siamo in piena attualità. Nella nostra società sembra che tutto concorra a distruggere la legge di Dio, l'obbedienza e l'amore che gli sono dovuti: si arriva perfino a chiamare bene il male e viceversa. Non potrebbero abbattersi i castighi divini anche su di noi, se ci ostiniamo nel disprezzo della volontà di Dio?
Salmo responsoriale (Sal 79): Lamento sulla vigna devastata
E come una eco del canto di Isaia: adesso la vigna è devastata, e si prega il Signore di avere pietà e di ripristinarla, aggiungendo all'implorazione la promessa di essere finalmente fedele.
Rit.: La vigna del Signore è il suo popolo.
Seconda lettura (Fil. 4,6-9): Il segreto della pace
San Paolo si augura che i Filippesi si liberino da ogni inquietudine: abbiano piena fiducia in Dio e si sforzino di perfezionare la loro condotta: in questo sta il segreto della pace del cuore.
a. San Paolo non vuole trattare a fondo il grande problema della pace dell'anima; si limita a segnalarne i due principali impedimenti: le preoccupazioni eccessive e lo squilibrio interiore.
b. Per ovviarvi, indica due mezzi: il ricorso alla preghiera, una preghiera fatta di filiale abbandono al Padre; la retta intenzione, che unifica in Cristo gli affetti e i pensieri.
c. La nostra vita quaggiù abbonda di tentazioni e di contrasti di ogni sorta. Come romperne l'assedio e conservare la pace? Aprendo il cuore e l'anima all'azione dello Spirito Santo, che ci riporterà alla gioia e alla tranquillità.
Vangelo (Mt 21,33-43): Parabola dei vignaioli omicidi
Cristo ha voluto denunciare l'inqualificabile condotta dei capi del popolo d'Israele: sacerdoti, dottori della legge, scribi e farisei. Essi hanno capovolto a loro vantaggio la speranza messianica, giungendo fino a perseguitare ed uccidere gli inviati di Dio, che venivano a ricordarla.
a. Ai tempi di Gesù, in Galilea vari proprietari investivano il loro denaro in piantagioni di vigne. Ne affidavano poi la coltivazione a dei vignaioli, con l'onere di dare al padrone una parte del raccolto.
b. Il senso della parabola è chiaro: Dio ha affidato il suo popolo a dei capi. Ma questi pretendono di sfruttarlo unicamente a proprio vantaggio, maltrattando i profeti, mandati da Dio, e mettendo a morte perfino il suo Figlio.
c. Anche noi potremmo essere tentati, più o meno consciamente, di servirci del vangelo a beneficio delle nostre idee o dei nostri interessi. Ricordiamoci che nessuno è padrone del vangelo, nessuno ha diritto di utilizzarlo se non per andare con la fede verso Cristo e condurvi gli altri.
Suggerimenti per l'omelia
Nella parabola Cristo stigmatizza la condotta dei responsabili del popolo d'Israele, che con la loro infedeltà e la loro esosità, l'hanno distolto dalla sua vocazione messianica e mandato in rovina. Ma la vigna, amata da Dio, è anche la Chiesa, è il mondo, sono le famiglie, le parrocchie e ciascuna delle nostre anime.
Come coltivare questa vigna, per non cadere sotto l’anatema di Dio e del suo Cristo?
- Non dobbiamo considerarci i proprietari della vigna. Essa appartiene solo a Dio. Il solo padrone del mondo e di tutto ciò che vi si trova, beni materiali e spirituali, è Dio Creatore. Nulla noi abbiamo di proprio, e tutti i benefici di Dio sono assolutamente gratuiti.
- Impegnarsi a far fruttare la vigna. «Entrate anche voi nella mia vigna», ci incita Dio. Conta su di noi per valorizzarla. Dobbiamo lavorare sotto la direzione del suo Figlio, restando strettamente uniti a lui come il tralcio alla vite, utilizzando nel modo migliore i mezzi posti a nostra disposizione. Senza Cristo tutto si svalorizza, e i beni materiali diventano fonte di rivalità, di odio e di guerre.
- Dividere i frutti con i nostri fratelli. Se il Signore ci colma di benefici, se ci dà il dono della fede, se ci arricchisce, non è certo perché noi ne godiamo da soli, egoisticamente, ma perché ne facciamo profittare anche gli altri. Dobbiamo saper aprire il loro cuore alla bontà e all'amore di Dio.
Preghiera universale
Fratelli, tutto viene da Dio, tutto appartiene a Dio. Il mondo e le sue ricchezze, la Chiesa e i tesori del Vangelo, le nostre anime con tutte le loro potenzialità, tutto è opera di Dio: è la vigna ch'egli ci ha affidata. A noi il compito di farle portare frutti di santità, di adorazione, di riconoscenza, di carità, di bontà e di pace. Il Signore ci aiuti in questo lavoro.
Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.
1. Di tutta questa vigna di Dio, la Chiesa è certamente la parte migliore. Perché, fedele alla sua vocazione, continui a spargere sul mondo i doni di Dio, meritati da Cristo: preghiamo.
2. Per tutti i pastori della Chiesa: essi sono i profeti mandati da Dio agli uomini, guide responsabili per condurli a lui. Perché siano dei vignaioli fedeli e capaci: preghiamo.
3. Perché tutti i cristiani si sentano chiamati personalmente a entrare nella vigna di Dio, ed esserne i coltivatori, secondo le loro attitudini e le loro possibilità: preghiamo.
4. Per i giovani in modo speciale: perché si sentano attratti dall'ideale che Cristo loro propone, del dono di sé per la salvezza del mondo, che ha perduto il senso e il gusto della vera vita: preghiamo.
5. Perché la nostra comunità parrocchiale, grazie alla buona volontà e agli sforzi di tutti, diventi una vigna evangelica, portatrice di frutti di santità, di giustizia e di gioia: preghiamo.
Signore, Dio nostro, tu ci chiami a coltivare la tua vigna perché essa porti frutti di grazia. Se ci manca il coraggio, donaci la forza del tuo Santo Spirito. Se l'egoismo minaccia di inaridire il nostro cuore, infondi in noi il fuoco dell'amore. Se i nostri sforzi hanno successo, liberaci dalla superbia e fa che attribuiamo ogni merito a te, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Al Padre nostro
Colmati di doni dal nostro Padre che è nei cieli, domandiamogli perdono di non aver saputo farli fruttificare per la sua gloria e per il bene dei fratelli.
Parole di congedo e di saluto
La nostra serenità in mezzo alle prove della vita, sia per i nostri fratelli il segno della speranza che ci anima e della viva fede che abbiamo in Cristo.